Il 16 e 17 novembre 2013 a Nepi (VT), nella bellissima cornice del Waseikan Kyudojo, kyudojin provenienti da tutta Italia hanno preso parte all’incontro di studio e al taikai di selezione per la Coppa del Mondo di Kyudo in programma per il 19 e 20 luglio 2014 a Parigi. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Italiana per il Kyudo e ospitato dall’Accademia Romana Placido Procesi per il Kyudo e lo Iaido.

Il sabato mattina, dopo alcune frecce di tiro libero, è iniziato lo studio del Taihai d’esame (Shinsa). Dopo una breve interruzione per il pranzo, il pomeriggio è stato dedicato allo studio del Taihai con i tempi da gara (Taikai).

Il giorno successivo si è disputato il Taikai di selezione per la Coppa del Mondo di Kyudo. I partecipanti alla selezione erano in totale dieci. Oltre al gruppo che ha ospitato l’evento, gli altri gruppi rappresentati sono stati: Il Giardino di Rocce (Palermo), Associazione Kyudo Vento di Primavera (Milano), Kouzen Kyudo Club (Milano), Roma Kyudo Kyokai e Torino Kyudokai.

La gara si è svolta su un totale di 12 frecce. Il maggior numero di Mato colpiti è stato totalizzato da Antonio Renzo (Associazione Kyudo Vento di Primavera) con 10 centri. Al secondo e terzo posto si sono classificati rispettivamente Mauro Ercolani (9 centri) e Pasquale Faccia (7 centri), entrambi dell’Accademia Romana Placido Procesi. Saranno questi tre arcieri a rappresentare l’Italia alla prossima edizione della Coppa del Mondo di Kyudo.

L’evento si è svolto in un ottimo clima di amicizia e cordialità e con la perfetta organizzazione curata dal gruppo che ha ospitato l’evento.

All’apertura dell’incontro, dopo i saluti e il benvenuto ai partecipanti da parte del Preside dell’Accademia Romana Placido Procesi, il Presidente dell’Associazione Italiana per il Kyudo ha tenuto il discorso introduttivo che qui si riporta in sintesi:

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Come Presidente dell’Associazione Italiana per il Kyudo vi do il benvenuto a queste due giornate di pratica insieme.

Desidero innanzitutto ringraziare il Preside dell’Accademia Romana Placido Procesi per aver accettato di ospitare questo evento nel Waseikan Kyudojo.

Ringrazio poi tutti i partecipanti, e specialmente coloro che hanno affrontato il viaggio da lontano per un evento tutto sommato molto breve.

Voglio infine esprimere il mio apprezzamento anche per coloro che, pur non essendo qui venuti, hanno comunque manifestato il loro interesse segnalando una preferenza per le possibili date di queste due giornate, e che non hanno potuto partecipare perché indisponibili in questo fine settimana. Ritengo particolarmente importante questo interesse, perché dimostra che l’AIK è viva e che si presta comunque attenzione alle sue iniziative. Ciò fa ben sperare per il futuro. Il mio auspicio, infatti, è che si possa superare la situazione assai singolare del Kyudo italiano.

La situazione singolare sta nei numeri: su 17 tra soci e gruppi affiliati, sono 6 i gruppi presenti. In percentuale è circa il 35 per cento, assai meno della metà. È possibile constatare che quella italiana è l’unica associazione nazionale di Kyudo al mondo in cui più della metà dei singoli gruppi, pur facendo parte dell’associazione, non partecipa ai suoi eventi. Una buona metà, inoltre, non dà neanche “segni di vita”, ovvero neanche comunica la propria impossibilità a partecipare, anche magari con un solo membro.

Intendo chiarire subito che qui non si tratta della vecchia e stantia questione “shomen/shamen”. È un problema ormai trasversale che investe tutti gli stili e tutti gli orientamenti. Questo problema, a mio avviso, al di là delle motivazioni e dei possibili pretesti, rivela solo il perdurare di una mentalità che definisco “provinciale”. Siamo tanto attaccati ai nostri caratteri distintivi, al nostro orientamento, al nostro stile, da diventare “più realisti del re”. Abbiamo difficoltà a ragionare ed operare in termini di organismo, e preferiamo considerarci cellule a se stanti. Abbiamo difficoltà a concepire qualcosa di unitario che sia un valore aggiunto al nostro carattere particolare, senza per questo annullarlo.

Per questo un evento del genere assume un’importanza straordinaria, poiché il lavoro che stiamo facendo è destinato a produrre frutti assai positivi nel futuro. E ribadisco che le posizioni e movimenti che studieremo e praticheremo oggi e domani non sono destinati a sostituire le particolarità dello stile di appartenenza, ma ad esse si affiancano. Affiancare è diverso da sostituire. Il loro valore sta nel fatto che essi ci permettono di praticare insieme, indipendentemente dallo stile e dall’orientamento di ciascuno di noi. E praticando insieme in questo modo, saremo meno cellule a se stanti, e più organismo vivente. Come presidente dell’AIK, in ogni evento continuerò a ribadire questo concetto non teorico, non ideologico, ma puramente pratico e operativo.

In questo lavoro tengo a sottolineare che come Associazione italiana abbiamo tutto il supporto e tutto il favore degli organismi internazionali: dalla Federazione internazionale alla Federazione europea fino alle singole federazioni nazionali, come ci è stato confermato in occasione del Benkyokai per gli Shogo europei, che si è recentemente svolto in questo dojo.

Per concludere, invito tutti a fare riferimento al primo volume del Manuale di Kyudo elaborato dalla All Nippon Kyudo Federation, ove si trovano anche indicazioni pratiche relative alle posizioni e ai movimenti di base che praticheremo oggi.

Pasquale Faccia