Lo sviluppo dell’arcieria giapponese può essere diviso in cinque stadi storici: il periodo preistorico (da circa 7000 a.C. fino al 330 a.C.), il periodo antico (330 a.C. – 1192), il periodo feudale (1192-1603), il periodo di transizione (1603-1912) e il periodo moderno (dal 1912 ad oggi).

Durante il periodo preistorico i primi abitanti conosciuti delle isole giapponesi, chiamati Jomon, usavano l’arco principalmente per la caccia, ma non e’ escluso che venisse gia’ usato per scopi bellici. In seguito, la cultura Yayoi, produsse enormi cambiamenti nella vita dei villaggi e l’arco incomincio a diventare simbolo e strumento di potere politico.

Nel periodo antico, dal IV al IX secolo, la cultura cinese influenzò fortemente il sistema di governo in Giappone. Assieme all’etichetta e al rituale di corte, venne adottata l’arcieria cerimoniale dell’aristocrazia cinese. In questi anni si ebbero nuovamente grandi cambiamenti, venne concessa l’esenzione dalle tasse e altri privilegi ai proprietari terrieri e diminuendo l’autorità dello stato sul territorio, i proprietari terrieri assunsero la responsabilità di governare e proteggere la gente che viveva all’interno delle loro proprietà private. Come risultato si venne a creare una milizia provinciale esperta. Mentre svaniva l’influenza del governo centrale, il potere delle famiglie della élite guerriera crebbe in una nuova classe militare, i samurai, che cominciarono a dominare il paese. La nascita della classe dei samurai condusse alla formazione di varie ryu, o scuole di arti marziali. Si pensa che la prima Ryu di arcieria fosse la Henmi Ryu fondata da Henmi Kiyomitsu, seguita dalla Takeda Ryu e dall’Ogasawara Ryu.
La lotta per la supremazia tra i clan samurai condusse ad un confronto tra le due famiglie principali, i Minamoto e i Taira (guerra Gempei, 1180-1185) e come risultato l’uso dell’arco crebbe esponenzialmente. Ci sono numerose storie di quel tempo che raccontano le imprese di guerrieri arcieri, come Minamoto no Tametomo e Nasu no Yoichi. L’ascesa dei samurai era incominciata.

Il periodo feudale, nel 1192, vide Minamoto no Yoritomo, capo del clan Minamoto, diventare shogun.
Verso la fine del XII secolo, Yoritomo istituì per i suoi guerrieri un allenamento standard più severo. Come parte dell’addestramento egli affidò a Ogasawara Nagakiyo, fondatore dell’Ogasawara Ryu, l’insegnamento dell’arcieria a cavallo.
Tirare da cavallo non era certamente una novità, ma questa era la prima volta che ciò veniva insegnato in un modo più o meno standardizzato. Negli anni che seguirono lo yabusame, o arcieria a cavallo, avrebbe raggiunto il suo pieno sviluppo, aggiungendo così una nuova dimensione allo studio del kyudo.
Per la maggior parte del XV e XVI secolo il Giappone fu travagliato dalla guerre civili. Fu un periodo distruttivo che però permise ai samurai di affinare la loro abilità nel combattimento su basi quasi costanti, forgiando così alcuni dei migliori guerrieri della storia giapponese. Di conseguenza l’arco guadagnò ancora maggiore importanza come arma e la tecnica del tiro migliorò significativamente.
Uno dei più noti arcieri del tempo fu Heki Danjo Masatsugu, un guerriero di eccezionale abilità e fama. Non c’è molto di scritto su Heki Danjo e gli storici non sono d’accordo sui fatti che riguardano la sua vita. Malgrado tutta questa confusione, la maggior parte degli storici concorda sul fatto che Heki Danjo sia realmente esistito. Si pensa generalmente che sia nato nel 1443 e morto all’età di cinquantanove anni.
Dopo aver sperimentato vari modi di tenere e tendere l’arco, Heki Danjo scoprì un nuovo e straordinariamente accurato modo di tirare che rivoluzionò completamente il corso dell’arcieria giapponese.
Anteriormente ad Heki Danjo, gli stili di tiro variavano grandemente e l’insegnamento formale era alquanto ridotto, specialmente per ciò che riguardava le tecniche di battaglia. Gli arcieri per lo più si allenavano da soli, adottando qualsiasi metodo ritenessero più efficace. I samurai compresero subito il potenziale dello stile di tiro di Heki Danjo, e quindi non ci volle molto tempo per propagare questo metodo.
Heki Danjo trasmise il suo segreto a Yoshida Shigekata. I discendenti di Shigekata costituirono una loro propria fazione e, in breve tempo, il numero delle scuole basate sull’insegnamento di Heki Danjo aumentò a circa dodici in tutto.
Queste scuole erano chiamate “nuove scuole” in contrasto con le Henmi, Takeda e Ogasawara Ryu che avevano dominato l’arcieria sia a corte che nei campi di battaglia fino alla comparsa di Heki Danjo.
Generalmente si pensa che nei tempi antichi esistesse un gran numero di scuole di arcieria, ma la maggior parte erano in realtà ramificazioni della Heki Ryu — naturalmente con l’eccezione delle vecchie scuole — e alcune di esse di esse, come Heki Ryu Chikurin-ha, Heki Ryu Sekka-ha e Heki Ryu Insai-ha sono ancora attive ai giorni nostri.
L’uso dell’arco raggiunse l’acme durante il quindicesimo e sedicesimo secolo. I metodi di insegnamento furono affinati e codificati e furono perfezionate le tecniche di costruzione di archi e frecce. Durante questo periodo l’arciere occupava un’alta posizione nella gerarchia guerriera. Ma tutto questo doveva improvvisamente cambiare il 23 agosto 1543, quando una fregata cinese si arenò a Tanegashima, Kyushu meridionale. A bordo c’erano tre portoghesi armati di moschetti, arma fino a quel momento sconosciuta ai giapponesi. Mentre gli orgogliosi samurai furono all’inizio disgustati al pensiero di usare quelle armi straniere, in breve tempo i giapponesi cominciarono a costruire fucili in grande quantità. Nel 1575 il signore della guerra Oda Nobunaga fu il primo ad usare con successo armi da fuoco in una grande battaglia, ponendo così termine all’utilità dell’arco come arma da guerra.

Il periodo di transizione, iniziato con lo shogun Tokugawa Ieyasu, vide l’unificazione delle fazioni dei samurai in guerra e l’inizio di un lungo periodo di pace per la nazione. Fu in quell’epoca che venne istituita una competizione annuale nel tempio di Sanjusangendo a Kyoto nella speranza di far rivivere l’interesse per l’arcieria. A Sanjusangendo gli arcieri, dalla posizione seduta, dovevano tirare lungo uno stretto e basso corridoio ad un bersaglio posto a 120 metri di distanza per 24 ore, il basso soffitto rendeva il tiro ancora più difficile, come si può vedere dai resti di frecce che ancora oggi permangono infisse nelle travi. Si ricordano le gesta memorabili di Hoshino Kanzaemon (8000 centri su 10.450 frecce tirate) e successivamente di Wasa Daihachiro (8133 centri con 13.053 frecce tirate, per una media di circa 9 frecce per minuto!!!).
Ma nonostante i loro sforzi, il kyujutsu non riusci’ a riprendere l’antica gloria.
Nella seconda meta’ del XVII secolo, fu la gente comune a intraprendere in numero sempre crescente la pratica del tiro con l’arco e prese piede la cerimonia del tiro.
Secondo alcune fonti, Morikawa Kozan, fondatore della moderna Yamato Ryu, fu il primo ad usare la parola kyudo, piu’ o meno in questo periodo. E benche’ ci volessero quasi duecento anni perche’ il termine fosse conosciuto ed accettato ovunque, la pace duratura e l’introduzione di nuove, piu efficienti armi da fuoco rese inevitabile lo spostamento dell’attenzione dei praticanti di arcieria verso lo sviluppo mentale e spirituale.
L’epoca Meiji (1868-1912) vide il Giappone proiettato verso una rapida modernizzazione. Improvvisamente divento’ di moda tutto ciò che era europeo. Naturalmente ne soffrì la cultura tradizionale e l’arcieria giapponese corse il rischio di scomparire.
Verso il cambio di secolo, Honda Toshizane, un istruttore di kyudo all’universita Imperiale di Tokyo, combinò elementi degli stili di guerra e cerimoniale per creare un metodo ibrido di tiro che egli insegno’ ai suoi studenti. Fino a quel momento l’insegnamento dei due stili era rimasto più o meno distinto. Naturalmente le scuole tradizionali rifiutarono il nuovo metodo. Le loro proteste furono completamente ignorate e Honda Toshizane continuò ad insegnare ai suoi studenti lo stile ibrido. Col passare del tempo i suoi insegnamenti si diffusero al di fuori del sistema scolastico e la Honda Ryu — come venne in seguito conosciuta — incontrò il favore generale del pubblico. Oggi Honda Toshizane è riconosciuto come uno dei più qualificati maestri di kyudo dei tempi moderni. Qualcuno dice che egli ha avuto il merito non solo di cambiare la direzione dell’arcieria giapponese ma anche di assicurarne la sopravvivenza nel XX secolo.

Ecco l’inizio del periodo moderno. Ora che il kyudo non era più sotto il totale controllo delle famiglie di arcieri e che sempre più persone si ritrovavano per praticarlo, divenne necessario istituire una specie di regola nazionale di tiro. Fu agli inizi degli anni ‘30 che il Dai Nippon Butuku Kai (Grande Associazione delle Virtù Marziali Giapponesi) invitò le varie scuole a partecipare alla determinazione di tale regola. Il soggetto era assai controverso e fu dibattuto per parecchio tempo prima che fosse finalmente raggiunto un tentativo di accordo nel 1934. Benché le nuove regole fossero largamente ignorate dalla maggior parte delle scuole di arcieria, il kyudo sperimentò una rinascita di popolarità che sarebbe durata fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Dopo la guerra, la pratica del kyudo e delle altre arti marziali fu proibita dalle forze di occupazione. Ma nel 1946 alcuni maestri di kyudo ed altri influenti personaggi persuasero il Quartiere Generale di occupazione a permettere di costituire una nuova organizzazione di kyudo. Il primo tentativo di riorganizzazione non incontrò il consenso delle autorità di occupazione, e fu solo nel 1949 che fu concessa una definitiva autorizzazione per la costituzione della Zen Nihon kyudo Renmei (Federazione Nazionale kyudo), che determinò le moderne regole di procedura per forma, etichetta e tiro. Fin da quel momento lo sharei, o cerimonia di tiro, è stato costantemente rifinito e il numero di persone che praticano il kyudo è salito a oltre 500.000 in tutto il mondo.

tratto da “Kyudo, l´essenza e la pratica dell´Arcieria giapponese”

Hidearu Onuma con Dan e Jackie DeProspero.